LA MIA STORIA

Aniello Cinque art studio

 

 

Aniello Cinque Arte

Partenza, Approdo, Ritorno. Questa la sintesi del mio percorso d’artista.
Tappe avvicendatesi, persone incontrate, necessarie per comprendere, nel tempo, il viaggio intrapreso.


Partenza

Il luogo da cui sono partito è il borgo di Nocelle, magicamente ancorato su una roccia, sopra Positano. É un luogo speciale di storia rurale. Con un orizzonte vasto, infinito e mutevole. Immerso in un silenzio profondo e intenso.
Una corda di 1850 gradini lo lega alla parte bassa. La presenza di questa scala ha segnato profondamente la mia esistenza.


Approdo

La voglia d’imparare e di conoscere mi ha spinto a uscire fuori dalla mia terra. Prima a Sorrento, frequentando l’Istituto d’Arte, poi a Napoli, il corso di scenografia all’Accademia di Belle Arti, e, quindi, a Roma per lavoro.
Napoli, colma di contrasti, è la città che mi ha messo in contatto con il mondo dell’arte, che mi ha fatto scoprire il fascino del teatro, una misteriosa macchina dei giochi completamente sconosciuta fino ad allora.

Dopo aver lasciato Napoli, la meta successiva è stata quella romana. A Roma, 1990, ho conosciuto l’architetto scenografo Firouz Galdo, con il quale ho iniziato a lavorare nel mondo della scenografia teatrale, come assistente per circa sei anni, viaggiando tra teatri e festival italiani. Questa vicinanza è stata per me sostanziale, mi ha permesso di scrollarmi di dosso alcuni accademismi ed arrivare al concetto, infine, al senso profondo delle cose.
Accanto a questa presa di coscienza ne stava maturando anche un’altra, nel mio periodo romano cominciava a delinearsi quello che oggi chiamo spaesamento, ed avvertire lo sradicamento.


Ritorno

Il ritorno al mio luogo natio è stato segnato dalla conoscenza del regista, di origine canadese, Richard Fowler, formatosi all’Odin Teatret in Danimarca, e della sua compagnia teatrale Primus.

Ho lavorato come scenografo per questa compagnia per tre anni, dal 1997 al 1999, realizzando nel borgo di Nocelle una trilogia di spettacoli dal titolo “C’era una volta in montagna”. La messa in scena nasceva dall’esperienza diretta sul territorio, dal racconto degli anziani delle loro vite e di quella parte immaginifica della montagna.

Questa esperienza vissuta mi ha messo in contatto e fatto recuperare un forte e decisivo rapporto con la mia terra e le mie radici. Nel tempo, ho riscoperto i motivi che sono un valore aggiunto al mio processo creativo: la straordinaria bellezza che mi circonda, il senso infinito dello spazio, l’intrinseco rapporto con la natura e con l’umano, infine, il silenzio.

Procedendo nel mio percorso prendevo sempre più consapevolezza di quanto fosse importante trovare una propria dimensione in cui potersi esprimere e come fosse necessario trovare un linguaggio libero e svincolato da certi meccanismi. Creare qualcosa di duraturo che rimanesse quale testimonianza nel tempo della propria evoluzione. Una mutazione racchiusa nello spazio bidimensionale di superfici custodi del proprio mondo emozionale.

Dal 2005 ho costituito, insieme ad altri professionisti, l’Associazione Culturale A.D.I.N. che promuove eventi culturali dedicati anche all’arte contemporanea e che richiama collaborazioni esterne sia di artisti che di esperti del settore.